Ebbene si, siamo arrivati a Pasqua, una delle ricorrenze religiose piu’ sentite in Sicilia.

Momento in cui Gesù è risorto

La Pasqua, per i cattolici, rappresenta la passione, morte e resurrezione di Cristo, figlio di Dio.
In Sicilia, terra di tradizioni, è attraverso le processioni ed i gruppi di statue che viene ricordato e rappresentato il passaggio dalla vita alla morte e dalla morte alla resurrezione nel Regno di Dio.

Impossibile restare indifferenti, anche per i non credenti, dinanzi a questa manifestazione di folclore e di fede del popolo siciliano che, da tempo immemorabile, da padre in figlio, segue il rito.La settimana Santa si apre il mercoledì.A Caltanissetta, in particolare, alle 10,30 del mattino, parte la processione della Real Maestranza.

Di fronte la Cattedrale si incontrano i rappresentanti dei mestieri più antichi: Calzolai, Panettieri, Artigiani, ecc.., i quali, ogni anno, eleggono un Capitano , uno Scudiero, un Alfiere Maggiore, un Portabandiera ed un Alabardiere.Per dovere di cronaca vi diciamo che l’anno scorso, ricopriva la carica di Capitano il sig. Giuseppe Cannizzaro, carpentiere, mentre, quest’anno e’ stato eletto il sig. Pasquale Tramontana, calzolaio.

L’elezione si svolge, secondo le regole e senza possibilità di brogli elettorali, molto prima della Pasqua e si traduce in una festa per la categoria del mestiere e per tutta la contrada in cui il Capitano abita.Davanti la casa del capitano si allestiscono archi luminosi, si intonano canti e, come ogni festa che si rispetti, si offrono cibi e bevande.

La carica, dura un anno e, cessa il mercoledì santo con il passaggio delle consegne tra gli uscenti e i neoeletti.Dopo il passaggio delle consegne, che avviene prima della processione della Real Maestranza , ogni appartenente alla categoria dei mestieri interessati, sfila vestito di bianco e di nero, con un cero in mano.

E qui aggiungiamo un particolare interessante: prima dell’entrata in Cattedrale i guanti e il fiocco sono neri, mentre, all’uscita sono bianchi in segno di avvenuta purificazione.Insomma, questo appuntamento annuale, con i mestieri più antichi, continua ad avere il fascino della tradizione e dona agli astanti la sensazione che il tempo si sia fermato.

Dopo la processione della Real Maestranza, la sera del mercoledì, sfilano le variceddre, ossia le vare piccole.Si tratta di gruppi di statue che rappresentano, in ordine, i momenti della Passione di Cristo.Ogni variceddra viene accompagnata da una banda e viene adornata con fiori freschi e luci.

Sono carine queste raffigurazioni , sembrano dei mignon, ossia le miniature, dei gruppi che sfilano, invece, il giovedì sera, ossia, le vere e proprie vare.Le Vare sono stupende opere d’arte del 1800 realizzate dai fratelli Biangardi. Inutile descrivere il pregio di questi artisti che hanno saputo cogliere, con vivacità popolare, l’espressione del volto, i movimenti, i caratteri dei personaggi che hanno partecipato alla passione di Cristo.

Sembra che queste statue parlino e ci trasmettano tutto il dolore, la paura, la ferocia dei momenti che hanno preceduto la morte del Salvatore.Tra i gruppi statuari ricordiamo "Il Calvario", "La Deposizione", "La Pieta’", "L’Addolorata", "L’ultima Cena" in cui il dolore e la rassegnazione sembrano essere rimasti imprigionati nei tratti del volto, nelle ferite, nelle braccia tese verso l’alto.

Ogni Vara, illuminata e piena di fiori, viene accompagnata dal suono delle bande e sfila insieme alle altre, seguendo un ordine cronologico che rispetta i momenti della Passione di Cristo.Qui, la fede si unisce al folclore ed al fascino della cultura popolare.

Si riuniscono in Piazza ed, una volta lì, con cori e musiche di tutte le bande, si salutano e, appunto, si "spartiscono", cioè, se ne tornano a casa.Inutile descrivere la popolarità, il calore e lo splendore di questi momenti che uniscono il sacro al profano, l’arte alla spontaneità di una tradizione che dura ormai da secoli.

A Trapani, questi gruppi statuari, vengono chiamati Misteri e, nonostante il nome diverso, sono, per tradizione, come le vare.Anche qui si assiste alla processione delle immagini della passione e all’autenticità di tutto il sapore della tradizione, cambia, però, il giorno che non è il giovedì ma il venerdì santo.

Il venerdì santo è giorno di lutto per i cattolici, non si mangia carne e, i più religiosi, osservano il rigoroso digiuno.In tutti i centri della Sicilia si svolgono processioni meste colme di fede.A Caltanissetta, per esempio, si assiste e si partecipa al tradizionale rito del Cristo Nero. A Mazzarino ed ad Erice, invece, il tono di lutto viene elevato al massimo.

Alcune persone incappucciate precedono la bara di vetro in cui è deposto Cristo e battono tre colpi di tamburo. Il battito triste serve a scandire i passi, due in avanti ed uno indietro, ed, inoltre, tinge la processione del colore cupo della morte.

Vengono i brividi, ma la religiosità e la fede, in questo giorno, prendono il sopravvento e l’allegria cede il posto al sentimento del mistero del passaggio in un’altra vita.Il Sabato Santo, invece, viene ricordato con "L’ascinnenza", ossia con rappresentazioni teatrali che hanno come tema i momenti della passione di Cristo.A S.Cataldo ed a Serradifalco, in particolare, si assiste ad una specie di corrida, allo spettacolo improvvisato di dilettanti allo sbaraglio che, con i costumi dell’epoca, recitano la parte.

A volte la maestria ed il talento di queste persone lasciano stupiti ma, spesso, si assiste ad autentici strafalcioni che fanno sorridere, per cui vi consiglio di non perdervi lo spettacolo.Ed eccoci arrivati a domenica.In questo giorno oltre a gustare il capretto e la colomba si può assistere a diverse processioni nei centri della Sicilia.

Vi segnaliamo, sempre nel nisseno, quella dei San Paoloni a San Cataldo e lo storico incontro della Madonna e di Cristo risorto a Mazzarino. In entrambe si assiste ad una corsa con le statue in cui si fa a gara per vedere chi arriva prima o chi innalza di più lo stendardo, inutile descrivere l’agonismo di questi momenti che, sebbene non abbia nulla a che fare con la religione, riempie la festa di allegria.

di Deana Scarpulla Aprile 1998.

Raffigurazione del signore durante la celebrazione. Un momento commovente e sentito.