Il brigantaggio fu un fenomeno favorito da fattori diversi, a volte di segno opposto, infatti fu la manifestazione della rivolta del povero contro il ricco, ma fu anche il reclutamento di bande di disperati, di cui i baroni si servivano per tenere sottomessi i contadini dei loro feudi o per ingaggiare lotte di potere con altri aristocratici.

I tribunali erano, quindi, restii ad intervenire nella repressione del banditismo quando erano coinvolti dei baroni, ed il governo preferì combatterlo offrendo il perdono ai banditi che avessero denunciato i loro complici, mirando, così, a smantellare l’omertà e un malinteso senso dell’onore, su cui faceva affidamento la malavita.

L’uso di questo strumento fu, però, certamente pericoloso dal momento che la falsa testimonianza era considerata dalla cultura di quel periodo strumento legittimo di lotta sociale e politica.

La Sicilia, che nei secoli passati aveva intrattenuto proficui rapporti con l’Africa, sotto Carlo V si trovò ad essere nella linea di fuoco tra la cristianitò e l’Islam con la funzione di avamposto della cristianità nel Mediterraneo.

Quando Filippo II abbandonò la politica contro i Turchi, rimase endemica nel Mediterraneo la pirateria barbaresca, che danneggiò non poco le città costiere dellaSicilia, dal momento che la Spagna non riusciva a combatterla.