Lo sfruttamento dei giacimenti di zolfo siciliani era già praticato dalle popolazioni indigene prima della colonizzazione greca dell’isola e, da allora, prosegui con una certa continuità anche sotto le diverse dominazioni che seguirono. Il commercio di quest’elemento minerale è, infatti, documentato in modo costante attraverso i secoli.

Impianti miniera Trabonella

Presso gli impianti della Miniera Trabonella rimangono cospicue tracce della passata attività, come lo zolfo ventilato, visibile in primo piano in questa immagine.

Lo zolfo era inizialmente utilizzato principalmente per le sue proprietà disinfettanti, nella medicina e nelle cerimonie religiose, mentre non e certo un suo impiego, a quell’epoca, in agricoltura.

La domanda di Zolfo, legata agli usi conosciuti di quest’elemento, fu di conseguenza e estremamente limitata così come la produzione, assolutamente marginale rispetto alle altre voci dell’economia siciliana.

La situazione si modificò a partire dalla prima meta del 1700, quando con la Rivoluzione Industriale si ampliò il campo di utilizzo dello zolfo, che rapidamente assunse un importanza paragonabile a quella del petrolio nell’economia attuale.

L’acido solforico era divenuto un elemento fondamentale per l’industria chimica, essenziale nella produzione della soda, dei saponi, delle vernici, del vetro ed in altre assai numerose lavorazioni.

Nel diciottesimo secolo il numero delle miniere attive tuttavia rimase ancora abbastanza limitato; infatti, il pieno sviluppo di questo commercio si ebbe solo dai primi decenni dell’Ottocento, continuando per buona parte del secolo successivo.

Per tutto il 1800 tale attività proseguì a fasi alterne ma, nel complesso, il mercato si mantenne in continua espansione sino al periodo a cavallo tra il 1800 e il 1900 che coincise con la fase di massimo sviluppo dell’attività di estrazione dello zolfo.

Da quel momento per le miniere siciliane iniziò un lento declino, dovuto essenzialmente all’immissione sul mercato di zolfo di altra provenienza: in principio dagli Stati Uniti, dove la particolare natura dei giacimenti consentiva l’applicazione di un sistema di estrazione, detto Frash, che permetteva notevoli economie; in seguito dalla raffinazione del petrolio e del gas minerale, con un ulteriore abbattimento dei costi.

Inizialmente le miniere di minore estensione, divenute antieconomiche, cessarono una dopo l’atra ogni attività.

Le miniere che sfruttavano giacimenti di grandi dimensioni furono invece oggetto di una serie notevole di investimenti, ma alla fine le leggi del mercato misero in perdita anche queste.

Per la Sicilia quella dello zolfo fu una vera e propria epopea, che nel volgere di pochi decenni portò quest’isola al monopolio mondiale di questo commercio. Già intorno al 1850 il prodotto siciliano era esportato in tutto il mondo, dalle Americhe alla Russia.

Caltanissetta, in particolare, divenne il centro tecnico ed amministrativo di questa attività, con l’istituzione, nel 1862, della Scuola Mineraria e della sede del Distretto Minerario, in virtù dei ricchissimi giacimenti e delle numerose miniere poste a poca distanza dalla città ed in generale nella provincia, e per la posizione centrale rispetto all’area di estrazione siciliana.

Questo passaggio da centro essenzialmente agricolo, quale era stata la città sino al 1700, a baricentro della nuova attività industriale, è ben testimoniato dalle trasformazioni ubanistiche e dalle nuove architetture che interessano il capoluogo sul finire dell’800.

di Michele Lombardo
Fabio Orlando Editore