Situata nella splendida Conca d’Oro ai piedi del Monte Pellegrino, è il capoluogo della Regione Autonoma Siciliana. E’ sede di attivi commerci e industrie che alimentano il traffico portuale. In splendida posizione climatica e paesaggistica, è ricca di importanti testimonianze artistiche e storiche e di parchi lussureggianti che ne fanno una delle più importanti mete turistiche italiane.

Artigiano che realizza un torrone a Palermo

Palermo è ricca di artigiani che esaltano il valore della tradizione

Chi manca da Palermo da qualche anno rimarrebbe “scioccato”. La città, oggi, non sembra più lei: la micro-criminalità è notevolmente diminuita, è “molto meno sporca”, i monumenti e i giardini più importanti sono stati restaurati e rimessi a nuovo (oppure sono sotto “lavori in corso”), il Teatro Massimo (chiuso da tempo immemorabile per restauri infiniti da cui spillare quattrini per politici e partiti) ha ripreso le sue rappresentazioni operistiche, autobus urbani sgangherati e fatiscenti non se ne vedono più in giro sostituiti da moderni e comodi mezzi “mai visti” prima in Sicilia.

Di notte, incredibilmente, il centro storico (un tempo davvero “off limits”) si anima come non mai: illuminato in ogni suo vicolo, ospita decine di ristorantini che in estate apparecchiano tavolini all’aperto intorno ai quali orchestrine estemporanee suonano musica soft. Al Comune (che ora ha numerosi uffici distaccati nei principali rioni) si ottengono i certificati in tempo reale. La città, potrà sembrare inverosimile, persino assurdo, improvvisamente è rientrata a far parte dei circuiti turistici internazionali: oggi Palermo è una metropoli “visitatissima”, con un patrimonio artistico e culturale secondo solo a quello di Napoli. Certo i problemi da superare sono ancora tanti ma la strada verso il ritorno alla piena “normalità” è stata ormai decisamente imboccata.

“Panormus”, ovvero la “città tutto-porto”, è stata fondata dai fenici nell’VII sec a.C. per costituire, con le vicine colonie di Solunto e di Mozia, un insieme strategico di scali in grado di garantire il monopolio dei traffici commerciali marittimi con le coste africane ed iberiche. Mai conquistata dai greci diventa città senatoria romana per essere invasa da Goti e Vandali. Giustiniano la libera (ma l’abbandona a se stessa) fino all’invasione araba della Sicilia che fa di Palermo una città dove “si trova tutto ciò che l’uomo si può augurare” (come ci tramanda un viaggiatore arabo del tempo). Le discordie tra arabi e berberi e tra i diversi emiri favoriscono l’arrivo dei normanni che la espugnano nel 1072. Ne segue un ulteriore periodo aureo che diventa risplendente sotto Federico II di Svevia. Purtroppo gli angioini hanno il sopravvento e Palermo torna a decadere. E’ la rivolta del Vespro a mandarli via ma con gli spagnoli che subentrano le cose non migliorano di molto.

Si susseguono piemontesi, austriaci, borboni fino alla venuta di Garibaldi e delle sue camice rosse che proprio a Palermo ottengono una delle loro vittorie più importanti. Con l’unità d’Italia le cose non migliorano, anzi, e così prendono piede e si trasformano le “onorate società” dà importazione spagnola e “la mafia diventa l’unico mezzo per gli umili, pie poveri e pie lavoratori di essere temuti e rispettati” (scrive il sociologo Collajanni). Presto persi quei “buoni” propositi iniziali la mafia s’ insinua nel tessuto vitale di Palermo fino a far completamente sua la città grazie a un fittissimo intreccio di interessi e di accordi tra malavita, potere politico e potere economico.

Dopo gli ultimi omicidi eccellenti, quelli dei giudici Falcone e di Borsellino, inizia la “riscossa” della città e dei palermitani, un processo inarrestabile ancora in piena e continua evoluzione e sviluppo. Uno dei fulcri principali attorno al quale ruota questa vera e propria rinascita è il grande e avanzato progetto comunale di riqualificazione e restauro del centro storico, per il quale è sorto un apposito, agguerrito, Assessorato. Non passa mese che non si hanno notizie su una nuova chiesa riaperta al pubblico, un monumento recuperato, un palazzo nobiliare restaurato.

Presto anche l’impareggiabile Piazza dei “Quattro canti” sarà riportato all’antico splendore con un progetto di restauro dei suoi quattro angoli monumentali che sarà portato avanti da un gruppo di esperti restauratori europei che guideranno un gruppo di giovani professionisti del settore. E’ da questa straordinaria piazza che dovrebbe iniziare un ideale giro della città. Con la Via Maqueda e il C.so Vittorio Emanuele divide la città “dentro le mura” in quattro parti, i cosiddetti “mandamenti”: Tribunali, Castellammare, Monte di Pietà e Palazzo reale.

Nell’angolo sudorientale della Piazza si erge la gran mole della chiesa di S. Giuseppe dei Teatini, a pochi passi si apre la monumentale Piazza Pretoria, arricchita dall’omonima grande e complessa fontana le cui statue nude la fanno ancora oggi chiamare dai palermitani “Piazza del vergogna”. Sul lato meridionale della Piazza il grande Palazzo Senatorio (detto delle Aquile) e quindi la chiesa di S. Caterina e le facciate di alcuni palazzi nobiliari. La stradina di S. Caterina conduce subito al Piano di S. Cataldo, con le chiese di S. Cataldo e di S. Maria dell’Ammiraglio (meglio nota come La Martorana).

Nell’ attigua Via Maqueda subito è la volta della facciata imponente della chiesa di S. Nicolò da Tolentino e di numerosi palazzi nobiliari ancora integri (il Comitini al nº 100, il S.Croce al nº 83, il Filingeri di Cutò al nº 23, che si estende addirittura per due isolati). Ortogonale alla via Maqueda è il Corso Vittorio Emanuele, l’antico “Cassaro”, l’asse viario più antico della città, quello utilizzato sin dal tempo dei fenici per unire il porto con la zona fortificata e via via arricchito nel periodo rinascimentale e barocco con chiese, conventi e palazzi sfarzosi e monumentali: la chiesa del Salvatore (con la sua pianta ottagonale), l’imponente e austero Collegio Massimo dei Gesuiti (oggi ospita la Biblioteca nazionale), il Palazzo Arcivescovile e la grandiosa Cattedrale.

Quest’ultima ospita la cappella di S. Rosalia (patrona di Palermo) e le tombe di Federico di Svevia, di Ruggero II e di altri reali siciliani. La Piazza Vittoria (un tempo piazza d’armi, sede del mercato del bestiame, di feste e di esecuzioni) ospita il monumentale palazzo dei Normanni, sede di emiri, re e vicerè che oggi ospita l’Assemblea Regionale siciliana.

Al suo interno l’impareggiabile cappella Palatina mentre al piano superiore vi sono gli appartamenti reali. Contigua al palazzo si erge la monumentale Porta Nuova e nella vicina via dei Benedettini la chiesa di S. Giovanni degli Eremiti, straordinario esempio di riadattamento ad esigenze cristiane degli elementi cubici cupolari tipici della “Quba” araba.

Anche i quartieri sud-occidentali del centro storico non sono da meno con la residenza cinquecentesca del mercante pisano Guglielmo Aiutamicristo, con l’Osterio magno della famiglia Chiaramonte (simbolo architettonico della Palermo del trecento), il Palazzo Abatelli (ospita la galleria Regionale di Pittura), l’eccezionale spazio architettonico della Chiesa dello Spasimo (le sue imponenti strutture gotiche incomplete sono state appena restaurate), la Villa Julia e l’adiacente Orto Botanico, secondo per importanza europea solo a quello di Berlino.

E che dire di luoghi come la Zisa, la Cuba, gli oratori decorati dal artisti magici come il Serpotta, le case nobiliari ancora intatte come il palazzo Zito. Ma a Palermo non ci sono solo monumenti da vedere: autentici simboli della città sono i suoi mercati: la “Vucciria” è famosissima (si tiene ogni mattina alle spalle della chiesa di S. Antonio Abate) ma anche quelli di Ballarò e del Capo non sono da meno. In ognuno di loro ci si può immergere in quel caotico rigurgito di suoni, odori e colori tipicamente palermitani che li caratterizzano. E’ qui che si possono assaggiare il pane con le “panelle” (frittelle di pasta di ceci) delle friggitorie più tipiche, il pane con la “meusa” (milza) o con la “quarume” (il bollito), le stigghiole (interiora d’agnello arrostite).

E’ qui che si possono scegliere ed acquistare, in bella vista sulle bancarelle, ogni tipo di genere alimentare. Gli appetiti più delicati hanno a disposizione in città un vasto campionario di pasticcerie artigianali e gelaterie di vera eccezione che offrono sul mercato “milioni di deliziose calorie” sotto forma di invitanti cassate siciliane, cannoli ripieni, gelati e granite di ogni tipo. Per chi ama la buona cucina la città offre fra i migliori e più raffinati ristoranti di tutta la Sicilia ma per assaggiare il polipo bollito ( una vera specialità del luogo) bisogna raggiungere la vicina Mondello, la spiaggia dei palermitani, con i suoi localini rustici.

Tradizioni popolari, valori storici e architettonici, una nuova vivibilità associata finalmente alla cultura dell’accoglienza e del fare vero turismo sono realtà ormai acquisite. Il sipario si è dunque alzato. Non solo sullo splendido teatro lirico ma su tutta la città che riparte dal patrimonio lasciatole dal suo aureo passato per voltare definitivamente pagina e riscoprirsi grande.