Negli ultimi anni dell’ottocento la richiesta di zolfo di qualunque tipo era fortissima e spinse gli imprenditori ad impiantare nelle raffinerie i macchinari per la sublimazione, per la molitura e per la ventilazione

Cristalli di zolfo

Fiori di zolfo ottenuti dal raffreddamento rapido dei vapori di zolfo

Lo zolfo ottenuto direttamente dal minerale con i metodi precedentemente indicati si può dire abbastanza puro poiché contiene pochissime impurità costituite generalmente da polvere di sterile trascinato durante la colatura ; “le analisi hanno infatti messo in evidenza che le impurità sono costituite principalmente di argilla e gesso”.

Il commercio richiedeva da tempo anche la raffinazione dello zolfo grezzo, operazione che inizialmente si compieva soltanto all’estero, e specialmente a Marsiglia. La prima raffineria impiantata in Sicilia risale al 1837 e sorse a Porto Empedocle, ma non ebbe fortuna, non riuscendo a sostenere la concorrenza delle raffinerie francesi.

In seguito vennero fatti altri tentativi di impianto a Catania, ma senza particolare successo. La prima grande raffineria sorta per una produzione di concorrenza fu quella impiantata nel 1878 a Fontana Rossa presso Catania, con apparecchi e metodi analoghi a quelli delle raffinerie d’oltralpe. In seguito se ne impiantarono di simili a Licata, a Porto Empedocle, a Termini Imerese e nella stessa Catania.

“La raffinazione serve a portare il tenore di zolfo, che nello zolfo grezzo oscillava dal 97 al 98%, ad un valore prossimo al 100%. Viene eseguita tramite liquefazione in casse di ghisa, ebollizione in sorte di ghisa, riscaldamento dei prodotti di combustione e successiva condensazione in recipienti cilindrici verticali chiusi. Da questi lo zolfo passa ad altri recipienti aperti dei quali è versato negli stampi. I prodotti finali sono i “pani”, forme di 50kg. di peso o i “cannoli”, pezzi di forma cilindrica. Il rendimento dei forni di fusione dipende dal numero delle storte e corrisponde ad una produzione di 3 tonnellate per storta nelle 24ore”.

Al processo di raffinazione sono direttamente legati altri tipi di processi e di lavorazioni che consentivano di ottenere lo zolfo “sublimato“, “molito” e “ventilato“.

La scelta del tipo di trattamento che lo zolfo doveva subire dipendeva soprattutto dal tipo di utilizzo che si doveva fare dello stesso una volta commercializzato.

Negli ultimi anni dell’ottocento la richiesta di zolfo di qualunque tipo era fortissima e spinse gli imprenditori ad impiantare nelle raffinerie i macchinari per la sublimazione, per la molitura e per la ventilazione.

Immagine di un impianto di frantumazione per la raffinazione dello zolfo in evidente stato di abbandono

Impianto di frantumazione dello zolfo della Miniera Trabonella di Caltanissetta in evidente stato di abbandono

Sublimazione

“In questa produzione si utilizzano storte analoghe a quelle dei forni di raffinazione. I vapori che escono dalle storte sono però immessi in ampie camere in muratura dove per il brusco raffreddamento passano allo stato solido in forma di polvere finissima.

I granuli che si raccolgono all’interno della camera di sublimazione (fiori di zolfo) sono di varia grossezza a seconda della prossimità all’imbocco del condotto che porta all’interno i vapori. Le dimensioni delle camere sono mediamente di m. 15×7 in pianta e di m. 9,50 di altezza.

Nel periodo di funzionamento del forno – una settimana – la camera resta ermeticamente chiusa.

Nella volta sono ubicate due valvole con relativi caminetti che oltrepassano i tetti per la fuoriuscita di eventuali prodotti di combustioni causate da infiltrazioni d’aria.

La produzione è di circa 12-15 tonnellate alla settimana. La raccolta dello zolfo sublimato prodotto viene fatta una volta alla settimana e seguita dall’immagazzinamento del prodotto suddiviso a seconda della granulometria”.

Molitura

Consiste nella polverizzazione dello zolfo grezzo di elevata qualità o di quello raffinato. Lo zolfo sminuzzato in un frantumatore metallico viene portato al frantoio costituito da una base di pietra lavica di 2 metri di diametro sulla quale girano due molazze circolari di m. 1,60 di diametro e di metri 0,52 di spessore.

La polvere che si ottiene viene meccanicamente trasportata all’interno di buratti con un crivello interno in rete metallica ed uno esterno in seta. La polvere di zolfo che passa attraverso la rete metallica e quindi attraverso il buratto in seta costituisce il “molito” che viene quindi insaccato.

La parte trattenuta dalla rete e dal tessuto di seta viene nuovamente avviata alla molitura. La produzione viene valutata nella misura di 6 tonnellate per ciascun buratto nell’arco di 10 ore.

Immagine di un impianto di ventilazione per la raffinazione dello zolfo in evidente stato di abbandono

L’impianto di ventilazione della Miniera Trabonella di Caltanissetta veniva usato durante il processo di raffinazione dello zolfo

Ventilazione

Per la produzione di zolfo ventilato si utilizza come materia prima esclusivamente lo zolfo raffinato.

Dopo una prima frantumazione lo zolfo è trasportato al frantoio. Questo è costituito da una cremagliera circolare dentata e da un piatto con denti radiali.

Il materiale passando tra la cremagliera e i denti del piatto viene ridotto in polvere finissima. Una corrente di anidride carbonica spinta da un ventilatore ad alta velocità porta lo zolfo in polvere all’interno di un grande recipiente cilindrico in lamiera di ferro con un diametro interno di m. 1,80 e un’altezza di m. 4. La parte più fina della polvere rimane attaccata alla parete e costituisce il “ventilato” vero e proprio mentre la parte di maggiore grandezza viene trasportata nuovamente al frantoio per un nuovo trattamento.

Incrostazioni sulfuree sulla roccia

Incrostazioni di zolfo sulla roccia